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«E’ un vecchio testo federale… li abbiamo rimpiazzati con le versioni corrette.»
«Corrette?»
«Sì, spiegano che le missioni Apollo erano finzioni per far fallire i sovietici.»
«Lei non crede che siamo andati sulla Luna?»
«Credo che sia stata una geniale propaganda e che i sovietici siano andati in bancarotta da soli investendo in razzi e in altre macchine inutili.»
Interstellar (2014)
Luglio 1969, David Bowie pubblica su un 45 giri Space Oddity, pochi giorni dopo Buzz Aldrin, Micheal Collins e Neil Armstrong sarebbero partiti con destinazione la Luna.
Molta influenza sul cantante ebbe il film 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, proprio colui che – secondo le tesi del complotto – venne chiamato dal governo americano per inscenare lo sbarco sulla Luna.
Tra i convinti assertori del presunto inganno da parte della NASA c’è Bill Kaysing.
Laureato in lingue e letteratura inglese, aveva lavorato per un’azienda produttrice di motori a razzo con il ruolo di supervisore nella stesura di manuali tecnici fino al 1963. Nel suo libro We never went to the moon, pubblicato nel 1976, afferma, tra le altre cose, che Stanley Kubrick accettò di inscenare lo sbarco sotto una minaccia riguardante indiscrezioni sul fratello, tuttavia egli non aveva alcun fratello.
A giudicare dalle perplessità di Kaysing, sembra però che il regista non abbia fatto un così buon lavoro.
A fomentare il clima complottista il film Capricorn One del 1978: narra di una finta missione diretta su Marte e del conseguente fallito insabbiamento da parte del governo americano. L’intento del film è dimostrare quanto sia difficile riuscire a contenere una messa in scena di tali proporzioni, per chi crede nel complotto è invece una fedele riproduzione dei fatti realmente accaduti durante il programma Apollo.
Cinque prove fasulle
A differenza della verità che è una soltanto, le teorie del complotto lunare sono molteplici e variegate, qui solo qualcuna delle false prove:
- Foto ritoccate
- Video falsi
- Problemi dovuti alla fisica
- Sviluppo tecnologico non sufficiente
- Non siamo più tornati
Le foto
Sono oltre 19700 le foto scattate durante le missioni Apollo, di cui 6515 sulla Luna; la macchina fotografica utilizzata era una Hasselblad-500EL. Un bel lavoro falsificarne così tante!
Le prove fotografiche di cui i complottisti si avvalgono per negare lo sbarco sono principalmente due: non si vedono stelle nelle foto e le ombre sono anomale.
La prima obiezione è facilmente confutabile da chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la fotografia, infatti è tutta una questione di chiusura del diaframma e tempi di esposizione. Per vedere le stelle, il suolo lunare sarebbe risultato sovraesposto.
Per quanto riguarda le ombre sembrano essere troppo chiare, ciò è dovuto alla luce riflessa dal suolo lunare e non a quelle del set cinematografico.
La teoria del complotto afferma inoltre che l’orizzonte è troppo vicino alle ombre, ma l’orizzonte lunare è di appena 2.4 km inoltre, senza alcun riferimento non si riesce ad avere la percezione delle distanze.
I video
Emblematica e patriottica la Star and Stripes Old Glory che sventola fiera su un suolo extraterrestre, ma sulla Luna non c’è vento e la bandiera dovrebbe essere immobile.
Anche per un osservatore nemmeno troppo attento, è evidente che la bandiera è sorretta da due aste, a forma di L. Il fatto che sembri muoversi è dovuto in parte a questa configurazione e in parte al suo essere leggermente stropicciata. Si muove solo quando viene piazzata dagli astronauti.
Altre obiezioni ai video riguardano riprese fatte dall’esterno quando Neil Armstrong compì il primo passo sulla Luna e al decollo per le missioni Apollo 15, 16 e 17: nel primo caso la ripresa era stata fatta da una videocamera posizionata all’esterno del modulo lunare (LEM), nel secondo caso la videocamera, controllata da Houston, era stata lasciata sulla Luna appositamente per riprendere la scena.
La fisica
Sarebbe stato impossibile realizzare in studio i filmati dello sbarco, per via di alcune condizioni fisiche non riproducibili sulla Terra come la mancanza d’aria, che ha effetto sullo spostamento della polvere lunare, e la gravità ridotta, che fa sì che i movimenti degli astronauti siano diversi rispetto a quelli svolti sulla Terra, dove l’attrazione gravitazionale è sei volte maggiore.
“Attraversare le fasce di Van Allen è letale per gli astronauti. Prima del 1969 se ne ignorava l’esistenza.”
Entrambe le affermazioni sono false.
Le Fasce di Van Allen, rilevate già nel 1958, si trovano nella magnetosfera terrestre e sono costituite da particelle cariche. Esporsi a questo tipo di radiazione, secondo le fonti scientifiche, equivale a fare una radiografia.
Un’altra perplessità dei complottisti è la mancanza di un cratere nel luogo in cui è atterrato il LEM: come già detto prima, la gravità sulla Luna è 6 volte inferiore a quella terrestre, semplicemente il modulo era abbastanza leggero da non lasciare crateri.
La tecnologia
I complottisti si chiedono come sia possibile che con la tecnologia di quel momento l’uomo abbia potuto raggiungere la Luna.
La potenza di calcolo e la memoria dei computer di bordo era di molto inferiore a quella dei nostri cellulari, ma vi erano ben sette calcolatori specializati a svolgere un’unica funzione, oltre agli astronauti stessi addestrati a compiere le manovre eventualmente necessarie.
“Nemmeno le pellicole fotografiche avrebbero potuto resistere a radiazioni e ad escursioni termiche così estreme per così tanto tempo”
La dose di radiazioni ricevute era debolissima, inoltre sulla Luna non è presente un’atmosfera, pertanto è il vuoto che fa da isolante per la pellicola e, in aggiunta, la fotocamera era progettata per reggere alle temperature che, durante le missioni Apollo, non erano così differenti da quelle registrate in un deserto terrestre.
Souvenir lunari
Sono diverse le prove tangibili da poter presentare ad un complottista, se solo si potesse convincere un complottista usando la logica.
Il souvenir di più peso che l’uomo ha riportato sulla Terra sono i 382kg di massi lunari. L’analisi di questi campioni ha contribuito allo studio sull’origine e l’evoluzione del nostro satellite e dell’intero sistema solare.
Ma anche gli astronauti hanno portato dei souvenir dalla Terra. Sulla Luna si trovano dei retroriflettori, si tratta di specchi che consentono di misurare la distanza tra la Terra e il satellite, puntando un potente laser verso essi ma in grado anche di testare la gravità.
Tra i vari oggetti lasciati sulla Luna vi sono dei sismografi che hanno contribuito a rilevare diversi “lunamoti”, le bandiere, una pallina da golf e la piuma e il martello che servì al comandante David Scott per provare che Galileo aveva ragione.
Si possono considerare “rifiuti lunari” i vari moduli di discesa e risalita delle missioni e i sacchetti contenenti rifiuti organici.
Menzione a parte merita la Fallen Astronaut, una statuetta che commemora 8 astronauti e 6 cosmonauti deceduti.
Fino al 2009, a causa delle ridotte dimensioni di questi oggetti, non era possibile osservarli. Fu con il LRO che si riuscì ad avere una risoluzione adeguata per individuare le strutture più imponenti.
Il ritorno
Stando ad alcune tesi complottiste, dopo Apollo 11, non ci sono più state missioni dirette verso la Luna.
In realtà furono 6 le missioni del programma Apollo (11, 12, 14, 15, 16 e 17) a mandare equipaggi umani sulla Luna e si conclusero nel 1972.
Alcuni sostengono che la NASA, per nascondere le prove del finto sbarco, abbia imposto il divieto di sorvolo sui siti di allunaggio, quando invece le agenzie spaziali di tutto il mondo continuarono ad osservare il nostro satellite naturale inviando diverse sonde.
Fino al 2008 non era possibile osservare con i telescopi a disposizione gli oggetti rimasti sul suolo lunare a causa delle loro dimensioni, ma le sonde KAGUYA e Chandrayaan-1 individuarono le tracce degli allunaggi. Fu con il Lunar Reconessaince Orbiter (LRO) che si riuscì ad avere una risoluzione adeguata per distinguere le strutture più imponenti, anche se, essendo immagini rilasciate dalla NASA, non sono considerate una fonte attendibile dai complottisti.
Il ritorno dell’uomo sulla Luna è stato più volte annunciato da parte di vari presidenti americani, ma le ingenti spese unite alla mancanza di un motivo valido per avviare un programma di questo tipo, non hanno mai portato alla sua concretizzazione.
In ultimo Donald Trump: la missione Artemis, sorella di Apollo, dovrebbbe portare un uomo e una donna sulla Luna entro il 2024.
P. S. Consiglio per approfondire la lettura del libro “Luna? Sì, ci siamo andati!” di Paolo Attivissimo.